
Nardò è una delle città più belle e conosciute del Salento e della provincia di Lecce. La città che è ricca di monumenti, nel passato è stata un importante centro bizantino prima di passare sotto il dominio della famiglia ducale degli Acquaviva.
Il nome della città deriva etimologicamente dal termine illirico nar che significa acqua con un richiamo probabile all’antica falda acquifera presente nel territorio. Da questo termine derivò la parola greca Nerìton e poi quella latina Neritum o Neretum fino all’attuale Nardò.
Nardò ha origini legate alla preistoria e la sua storia inizia nel paleolitico. Le grotte della Baia di Uluzzo sono molti importanti, in quanto, in esse si sono ritrovate incisione ed elementi archeologiche che potrebbero essere le prime manifestazioni di arti figurative d’Europa. Esse sono state catalogate in paleolitico medio e superiore. La nascita vera e propria di Nardò risale al VII secolo a.C. con la presenza di un insediamento messapico. Nel 269 a.C., i romani la conquistarono insieme al porto e le diedero il titolo di municipium dopo la guerra sociale.
La città in seguito alla caduta dell’Impero romano d’Occidente avvenuta nel 476 d.C. e alle battaglie tra Bizantini e Goti del 544 d.C. fu annessa all’Impero bizantino (552-554 d.C.). Poi per un breve periodo fu annessa al regno longobardo. Nel corso dei cinquecento anni di governo bizantini, la presenza dei monaci basiliani crebbe a tal punto che determinò la diffusione del rito e del culto orientale. Tra il 901 ed il 924, i Saraceni provenienti dalla Sicilia attaccarono Nardò.
Nel 1055, i Normanni conquistarono la città e concessero ai monaci benedettini di insediarsi nell’Abbazia di Santa Maria di Nerito. Nella seconda metà del XIII secolo, gli angioini spodestarono i normanni e diffusero il sistema feudale. Nardò, dunque, divenne feudo dei Del Balzo e nel XV secolo fu teatro delle guerre tra Aragonesi, Veneziani e Turchi. Nel 1413, l’antipapa Giovanni XXIII elevò l’abbazia neretina a sede episcopale.
Dal 1497 fino al 1806, gli Acquaviva regnarono sulla città e quello fu il periodo di maggior splendore per la città. In questo periodo, infatti divenne il centro culturale del Salento con la sede di Università, di Accademie e di studi letterari e filosofici. Nel 1647 la città seguì l’esempio della rivolta di Masaniello scoppiata a Napoli e i cittadini si ribellarono, ma furono respinti con forza e violenza da Conversano Acquaviva.
La famiglia Acquaviva che aveva dominato per molti anni la città, la abbandonò non appena ci fu l’abolizione del feudalesimo. Subito dopo, ci furono le elezioni dei commissari governativi Mattia de Pandi, Antonio Tafuri e Giuseppe Bona. Nel 1810, a Nardò si diffuse la Carboneria con la setta della Fenice Neretina e otto anni dopo ci furono gli scontri tra i Carbonari e le truppe borboniche nelle campagne tra la città e Copertino. Nel 1861, dopo l’unità d’Italia, Nicola Giulio fu eletto come primo sindaco del Regno d’Italia.
Nardò durante i terribili anni della seconda guerra mondiale e del dopoguerra si impegnò molto a favore degli Ebrei. Qui, tra il 1943 ed il 1947, l’esercito Alleato ospitò a Santa Maria al Bagno più di centomila Ebrei scampati ai campi di sterminio nazisti ed in viaggio verso il neonato Stato di Israele. Ovviamente, diversi edifici furono convertite per nuove esigenze. Ad esempio una casa nella piazza divenne sinagoga e la masseria Mondonuovo divenne il kibbutz Elia. Tra i tanti ospiti figuravano David Ben Gurion, Moshe Dayan, e Golda Meir.

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